Consulenza UNI/PdR 125 Parità di Genere
Consulenza UNI/PdR 125 Parità di Genere: gli obiettivi
Consulenza UNI/PdR 125 Parità di Genere: Il tema della Diversity & Inclusion è affrontato anche dal PNRR italiano. Infatti, è previsto lo stanziamento di 19,81 miliardi di euro per lo sviluppo di politiche di inclusione e coesione sociale. In particolare 6,66 miliardi di euro sono destinati allo sviluppo di una certificazione della parità di genere.
A partire dal secondo trimestre del 2022, il sistema di certificazione è stato aperto a tutte le imprese. I risultati attesi sono diversi: uguali condizioni nei percorsi di carriera, stesso salario a parità di competenze, forme di sostegno alla maternità.
Le imprese che sceglieranno di certificarsi, saranno incentivate tramite un sistema di sgravi e agevolazioni: la certificazione fornirà dati comparabili sul grado di gender equality delle aziende e permetterà non solo di riconoscere le realtà più virtuose, ma di provvedere eventualmente a specifiche forme di premialità, di natura fiscale ma anche in termini di qualificazione nell’accesso a bandi e fondi.
Con la Legge 5 novembre 2021, n. 162, è stata aggiornata la normativa contenuta nel Codice delle Pari Opportunità del 2006, con l’auspicato fine di rafforzare la tutela della parità opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo:
- Viene specificata la nozione di discriminazione, includendo qualsiasi fonte di svantaggio o limitazione che sia motivato da stato di gravidanza, di maternità o paternità e dall’esercizio dei relativi diritti, ma anche semplicemente del sesso, dell’età anagrafica o delle esigenze di cura personale o familiare;
- Viene esteso l’obbligo di redazione, con cadenza biennale, di un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile in relazione ad occupazione, reclutamento, assunzione, inquadramento contrattuale, retribuzione complessiva, formazione, promozione professionale e conciliazione vita-lavoro, inclusa la presenza di politiche aziendali per un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso, a tutte le aziende, private o pubbliche, con più di 50 dipendenti;
- Il suddetto rapporto sulla parità di genere può essere volontariamente redatto anche dalle aziende con meno di 50 dipendenti;
- Viene introdotta, a partire dal 1° gennaio 2022, la Certificazione della Parità di Genere, al fine di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.
L’art. 3 della Legge modifica invece l’art 46 del Codice in materia di “rapporto sulla situazione del personale”. Il rapporto è uno strumento cruciale per individuare situazioni di diseguaglianza se non di vera e propria discriminazione, perché descrive la situazione dell’impresa con riferimento al numero dei lavoratori occupati o di nuova assunzione distinti per sesso e alle differenze retributive.
La norma estende l'obbligo di redazione del suddetto rapporto anche alle aziende (pubbliche e private) che impiegano più di 50 dipendenti (in luogo degli oltre 100 attualmente previsti) e ne ammette la redazione anche alle imprese più piccole su base volontaria. Inoltre, viene stabilita la cadenza biennale del rapporto, in luogo dell'attuale previsione in base alla quale il rapporto deve essere redatto almeno ogni due anni.
Il carattere innovativo di questa riforma non riguarda solo la soglia dimensionale delle aziende obbligate – sull’esempio francese – ma soprattutto la maggiore specificità dei dati da trasmettere. In materia retributiva essi dovranno riguardare, in modo distinto per uomini e donne, oltre alle “retribuzioni iniziali”, ciascuna delle diverse componenti della retribuzione individuale non solo secondo il livello di inquadramento professionale ma anche delle specifiche mansioni svolte, e le altre diverse voci, comprese le erogazioni “ad personam”.
Nel caso di rapporto mendace o incompleto si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 5.000 euro o in caso di mancato invio del rapporto per oltre 12 mesi c’è la sospensione da eventuali benefici contributivi.
Il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n. 152 del 1° luglio 2022, il decreto 29 aprile 2022 che fornisce i parametri per il conseguimento della certificazione della parità di genere alle imprese.
Il decreto ha definito che i parametri minimi a cui fare riferimento per il conseguimento della certificazione della parità di genere alle imprese sono quelli di cui alla Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022, pubblicata il 16 marzo 2022.
Il decreto ministeriale, inoltre, specifica che gli organismi di valutazione della conformità accreditati in questo ambito ai sensi del regolamento (CE) n. 765/2008 provvederanno al rilascio della certificazione della parità di genere alle imprese in conformità alla UNI/PdR 125:2022.
La principale novità di questa Legge è l’introduzione e l'istituzione, a decorrere dal 1° gennaio 2022, della certificazione della parità di genere che si inserisce al nuovo art. 46-bis del Codice delle Pari Opportunità. La certificazione ha l’obiettivo primario di riconoscere e attestare le politiche e le misure adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere.
Divario che verrà analizzato in relazione a diversi fattori:
- (i) le opportunità di crescita in azienda e di progressione di carriera,
- (ii) la parità salariale a parità di mansioni,
- (iii) le politiche di gestione delle differenze di genere,
- (iv) la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, anche rispetto alle lavoratrici in stato di gravidanza, e
- (v) le politiche sulla tutela della genitorialità.
Per l’anno 2022, alle aziende private che siano in possesso della certificazione della Parità di Genere è concesso, nel limite di 50 milioni di euro, un esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro.
L’esonero è determinato in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda, riparametrato e applicato su base mensile.
Alle aziende private che, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione sulla parità di genere è riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.